Ho sempre seguito fin da piccolo il leggendario Rally Dakar e la sua affascinante storia… dalle prime edizioni della famosissima Parigi-Dakar, con partenza dalla capitale francese (i primi anni), per poi terminare (quasi sempre) a Dakar. Fino all’annullamento dell’edizione 2008 – causa minacce e attentati terroristici – per poi spostare le successive corse in Sudamerica, mantenendo sempre la denominazione di Dakar. Ho voluto comprare questo libro “Obiettivo Dakar” ed immergermi in queste 160 pagine fra racconti, ricordi e aneddoti, sogni, progetti e avventure, di grandi piloti “folli”, che mi hanno un po’ accompagnato nella mia vita. Questo libro mi ha ispirato anche per un’altra mia passione, la fotografia, grazie alle 90 immagini scattate da fotografi d’altri tempi, vecchie generazione dove esisteva una complessità del lavoro, in quanto, all’epoca dei fatti, non esisteva il digitale… e si scattava ancora su pellicola. Ma per maggiori info – riguardo il libro “Obiettivo Dakar” – vi suggerisco di visitare il link: http://www.parisdakar.it/obiettivo-dakar-book/
Con l’occasione aggiungo un mio vecchio racconto su Thierry Sabine, l’ideatore della Parigi-Dakar:

Thierry era un giovane ricco, spensierato ed alquanto spericolato in cerca di adrenalina. Una sua passione che gli fece da guida in tutta la sua vita. L’idea di Thierry nacque quando si ritrovò tre giorni e tre notti disperso nel deserto del Ténéré, privo di cibo ed acqua, durante una folle gara di rally formata – esclusivamente – da matti coraggiosi ma altrettanto incoscienti, amanti dell’adrenalina pura ed in cerca di stimoli oltre ogni limite. Un percorso di ben 15mila chilometri tra piste disconnesse del deserto pronti anche a sfidare la morte. «Il deserto mi ha lasciato vivere, il deserto mi richiama», queste furono le parole pronunciate da Thierry Sabine anni prima della sua scomparsa, quasi a sembrare una “tragica profezia”.
Soltanto una folle idea… il Bel Sabine riuscì a portare la sua folle idea in una vera passione per amanti del rischio e tramutarla così in uno dei più grande avvenimenti sportivi. Partendo dalla capitale parigina fino alla spiaggia disconnessa del Dakar. Una delle più belle gare sorprendenti e desiderate, dove i vari piloti erano ben coscienti del pericolo e dei terribili rischi che si celavano dietro ogni tappa rallystica .
Nel 1979 la prima edizione della Parigi-Dakar, con i primi incidenti e le prime vittime, le prime distruzioni di ogni genere di veicolo a 2 e/o 4 ruote. Una “feroce” ma seducente gara per i più arditi. La legge della Paris-Dakar è una sola: «Una corsa che insegna una cosa, che bisogna sbrogliarsela da soli». Un’emozione unica nel suo genere per i più intraprendenti del brivido e dei più “fanatici” disposti a raggiungere il proprio limite e vivere questo straordinario ambiente fra i più ostili e pericolosi.
La tragica profezia: Era il lontano 1986, 14 gennaio per l’esattezza, quando, durante un volo di perlustrazione sulla traiettoria di Paris-Alger-Dakar, un elicottero si schiantò causa una forte tempesta di sabbia. Questo fatale incidente provocò la morte di quattro piloti, tra cui il padre del grande rally: Thierry Sabine. Una morte non prevista in una maledetta giornata qualunque. Un simbolico trentaseienne parigino definito come un eroe romantico dal carisma pragmatico, morto dalla sua stessa – crudele e splendida – creatura. Un prezzo da pagare per sentirsi dei veri eroi che hanno reso unici quei momenti passati nella loro gloria.
Grazie della citazione del libro. Bello il pezzo su Sabine. Una nota, la particolarità della Parigi Dakar, rispetto ad altri rallye che si correvano già era appunto che partisse da Parigi e andasse verso l’Africa e non il contrario, non una risalita ma una discesa. Gara fantastica che ci ha regalato personaggi incredibili.
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