Carlo Talamo e il suo Numero Uno!

Carlo Talamo e il suo Numero Uno!  

Non ho mai avuto occasione di conoscerlo dal vivo… ma la sua fama lo ha sempre preceduto. Carlo Talamo, proprietario dell’intramontabile Numero Uno, dove, chi di voi lo ha visitato almeno una volta, ricorderà di sicuro i vari quadretti appesi alle pareti nel negozio di Milano, con all’interno i ritagli di giornale delle sue storiche pubblicità. Si, navigando su Instagram mi sono imbattuto nel canale di @duecilindri_blog dove parlavano dell’acquisto di tali quadretti, spiegando il loro valore “storico” e dove comprarli. Incuriosito ho subito contatto la venditrice, che dopo un gentilissimo riscontro, ho acquistato il mio quadretto da collezione “harley-davidson modello 883 – la motocicletta”. 

Per info  Erika Leva – https://www.instagram.com/erikina_bicilindrico/ – approfittate dei pochi pezzi ancora disponibili.

Facciamo però un passo indietro… chi è Carlo Talamo? Perché il suo negozio Number Uno è ancora così conosciuto?

Le Harley-Davidson hanno sempre avuto un notevole successo nel nostro Paese, ma non fin da subito. La Casa madre di Milwaukee deve la sua espansione a Carlo Talamo quando, negli anni ’80, diede il via al fenomeno H-D in Italia. 

Purtroppo Carlo muore in uno schianto in moto il 29 ottobre del 2002, nei pressi di Viareggio all’età di 50 anni. Talamo non era un semplice venditore di moto, ma un vero motociclista. Dalle mie sole letture, era uno di quei personaggi simpatici o antipatici. Molte persone interpretavano la sua spavalderia e franchezza, con il solo scopo di vendere più Harley Davidson (in un secondo momento della sua carriera rilancio allo stesso modo le Triumph). Carlo Talamo amava le sue moto… era una persona fuori dal comune, libero di esprimersi in ogni circostanza, senza limiti… sapeva benissimo di poter osare su tutto. Una mente vulcanica piena di idee, con la sola voglia di mettersi sempre in gioco.

Ripercorriamo però, in breve, la sua storia… Carlo Fulvio Talamo Atenold Brancaccio di Castelnuovo, nasce a Roma il 18 novembre del 1952 da una famiglia di nobili “decaduti”. Come tanti di noi, Carlo amò il mondo delle due ruote fin da subito. Pilota di motocross dal 1973 al 1979, con l’Husqvarna e KTM, causa problemi economici da parte della famiglia, nel 1978 si trasferisce a Milano con la sua Triumph Trident 750 del 1973, nonché città della sua amata Francesca, che lasciò poco dopo per fidanzarsi con la sua migliore amica, Patrizia. Inizialmente Talamo trovò lavoro per un’agenza pubblicitaria, facendosi strada nel mondo del marketing, presentando il primo windsurf in Italia, surfando sul Lago di Garda. Successivamente aprì un’officina di moto con il suo socio Giovanni Cabassi, amico d’infanzia della fidanzata Patrizia, nonché appassionato di moto proprio come Carlo. La sua svolta arrivò nel lontano 1983, quando Talamo conobbe Roberto Crepaldi e MaxBrun, fondatori, con lui, della – Number One. Una piccola officina dove si riparavano le rare Harley-Davidson presenti all’epoca in Italia. Sempre nello stesso anno, 1984, i tre soci fecero un acquisto “incauto” dai fratelli Castiglioni, pari a 90 milioni delle vecchie lire, prendendo in gestione l’importazione di Harley-Davidson. Trasformando così quel piccolo negozio, in uno dei primi concessionari H-D in Italia, per poi ottenere l’esclusiva ufficiale. Talamo ebbe un maggiore intuito nella vendita delle moto, che all’origine dei fatti, venivano considerate “moto invendibili”. La sua campagna pubblicitaria offrì lo spazio necessario al successo tanto sperato, facendo innamorare molti personaggi famosi alle H-D, divenute ormai un vero status symbol. Da qui Carlo entro in collaborazione anche con le moto Triumph. Il “Number one” cambiò sede e per cinque anni consecutivi divenne: “The Best Dealer in the World”. Harley and Davidson, proposero a Talamo di collaborare nella progettazione di nuove moto. Il successo H-D crebbe, aumentando in questo modo i tanti concessionari sparsi in tutta la nazione. Era il 1° Ottobre del 2000 quando Carlo Talamo cedette la sua società alla Casa madre americana, dedicandosi esclusivamente a Triumph, non solo come importatore ma anche come collaborare ufficiale della Casa madre inglese. Nel 2002 terminò anche il rapporto d’importazione con la Casa inglese (la Triumph Italia), così da dedicarsi al suo più grande sogno, disegnatore di motociclette. Ma in quello stesso anno perse la vita alla guida della sua Triumph Tiger. 

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