Stelvio e dintorni

Stelvio e dintorni

La mia sveglia suona alle ore 04.15 am, anche se ero già sveglio da circa 15 minuti, osservando il soffitto e pensando alla giornata programmata già da tempo… accendo la mia Harley Davidson e parto da Treviso diretto al punto d’incontro – Vicenza – alle ore 7.00. Tutto procede al meglio, perfetto orario. Il mio compagno di viaggio arriva in sella ad una bellissima Aprilia Dorsoduro, il tempo di prendere un caffè (alquanto pessimo), e partiamo verso il nostro principale obiettivo: il passo dello Stelvio. Il mio itinerario originale era stato pensato e ripensato più di una volta ma come spesso mi accade, non viene mai rispettato. Per questo motivo modifico il percorso poche ore prima della partenza. Da Vicenza saliamo su verso Trento seguendo le indicazioni stradali, niente navigatore se non necessario, passando per Bolzano, Merano e finalmente arrivammo allo svincolo per lo Stelvio. Da li sostiamo un attimo per sgranchire le gambe, e notiamo anche un cartello stradale indicando la strada per il Lago di Resia, a poco meno di 40km – un lago alpino artificiale situato a 1.498 m s.l.m. nel comune di Curon Venosta in Alto Adige – dove emerge la cima del vecchio campanile di Curon, del 1357. Non ci lasciamo scappare questo “fuori pista” e andiamo a vederlo. A dir poco una meraviglia… affascinante anche la sua storia che vi consiglio di approfondire su wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Resia .

Ci rendiamo conto che sono già le ore 13:00, e ne approfittiamo per una leggera pausa pranzo, panino con tonno ed una mela. Il famigerato Stelvio ci attende: una meta di rito per noi motociclisti… dove si sale fino ad una quota di 2.758 metri, unendo il Trentino Alto Adige con la Lombardia e la Svizzera. È il passo più alto d’Italia, ed il secondo d’Europa… il “Tetto d’Italia” o chiamato anche la “Regina delle Strade”, fu creato nell’Ottocento e voluto dall’imperatore Francesco I d’Austria. Un capolavoro dell’edilizia stradale. Parliamo di una delle salita alpine più belle mai viste fino ad ora. Noi abbiamo preso il versante italiano-altoatesino, che inizia da Prato allo Stelvio (915 m s.l.m.), salendo per poco più di 26 km, con una pendenze di media difficoltà (12% nell’ultimo chilometro), affascinante ma allo stesso tempo impegnativa. Il divertimento delle curve arriva dopo aver passato il bivio per Solda, un falsopiano dall’illusione ottica, dove incominciano i tanto attesi 48 tornanti, con un inizio di pendenze medie tra l’ 8 ed il 9%, poco più poco meno. Proseguiamo passando per Trafoi, arrivando fino al passo. Durante il percorso in salita ho incontrato un po’ di macchine elaborate che salivano e scendevano stile Tokyo Drift, mi fermo poco dopo in una sosta e vedo parcheggiate proprio queste belle macchine tuning, stile Fast and Furious all’italiana. Scambio quattro chiacchiere con loro, e mi raccontano che spesso e volentieri vari gruppi (loro erano di Brescia) di auto modificate, vanno lì per puro divertimento e passare così una domenica lontani dalla monotonia cittadina.

Siamo in cima… da lì decidiamo di scendere giù per il versante lombardo, arrivando fino a Bormio. Una lunga strada di circa 21 km, formata da 40 tornanti. Tutto bello… tutto secondo programma fino a quando, proseguendo tranquillamente in sella alla mia HD Dyna Fat Bob, non mi accorgo dell’uscita per “Treviso” ed arrivo fino a Sondrio, in Valtellina. Trascinando con me il amico, che da buon gentiluomo, con un sorriso già in viaggio dalle 6 del mattino, mi suggerisce di accendere il navigatore e tornare a casa. A quel punto prendo la piantina per capire dove siamo finiti di preciso e ahimè, navigatore alla mano… seguiamo la strada di casa tornando indietro direzione Brescia, passando prima per Aprica, per poi attraversare la riserva naturale valle di Sant’Antonio (non contenti delle curve già fatte in precedenza), per poi costeggiare l’incantato lago d’Iseo. Arrivati a Verona le nostra strade si dividono; ci salutiamo contenti e felice di questo bel gran giro in moto, anche se con circa 250 km in più del previsto.

Morale della storia è che quando si parte in moto non conta la meta prefissata ma l’importante e vivere al meglio il viaggio, tornare a casa con un bagaglio culturale in più, aver visto posti che neanche si immaginavano, pur stando in sella da 15 ore ed aver percorso ben oltre 800 km. 

Scopri il mio itinerario su https://motoway.eu/stelvio-e-dintorni/#shareSection

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