BFPHOTOSTORIE racconta Giovanna Manente e la sua Seconda Guerra Mondiale
La sig.ra Giovanna, poco più che maggiorenne all’epoca dei fatti, ha voluto concederci una breve intervista raccontandoci, in base ai suoi ricordi di quegli anni terribili, la sua esperienza e la vita quotidiana dei veneziani costretti a vivere nel terrore regalandoci l’emozione di leggere alcune sue lettere inviate dal fratello morto in guerra.
Presentazione: Giovanna Manente nata il 22/10/1922 a Chirignago in provincia di Venezia.
Domanda 1): La Seconda Guerra Mondiale iniziò nel 1939 principalmente per un’espansione nazista ma quando il 10 giugno del 1940, Mussolini annuncio dal balcone di Palazzo Venezia a Roma l’inizio della guerra anche per l’Italia: Lei cosa pensò? Quali furono le reazioni dei veneziani e dei suoi familiari?
Risposta: Nessun veneziano era contento della guerra ma bisognava andare. Partirono anche i miei fratelli (Narciso, Giovanni, Sergio) per la guerra dove Narciso morì in battaglia, Giovanni fu prigioniero dei tedeschi e durante un lavoro impostogli, fu colpito alla testa rendendolo non più idoneo ai lavori richiesti e così fu rimandato a casa ma senza ottenere un adeguato risarcimento e nessun tipo di aiuto da parte dei medici italiani. Sergio era arruolato nella fanteria di Mestre.
Domanda 2): In quegli anni di guerra ha mai patito la fame e come passava le sue giornate?
Risposta: Grazie a Dio non abbiamo mai patito la fame. Ci davano un pezzo di pane al giorno per famiglia ma non bastava per tutti. Avevamo un granaio che utilizzavamo per cucinare la polenta ma non avevamo come macinare il grano e quindi andavo a Noale in bicicletta, non molto vicino da dove abitavo. Andavo di mattina presto dal signore che aveva il frantoio, lui lavora di notte perché aveva paura di giorno a causa dei bombardamenti. Io ero giovane e per paura non andavo mai da sola ma con mia sorella e le vicine di case anche perché mio padre era sempre preoccupato che mi facessero del male i tedeschi.
Domanda 3): Quali erano i momenti della giornata critici che le mettevano più paura?
Risposta: Avevo paura quando sentivo il suono delle sirene per tre volte di seguito che avvertivano del pericolo immediato. Ancora oggi ho paura pensando ad un nuovo attacco aereo che ci bombardava al solo suonare delle sirene lasciando tutto ciò che stavamo facendo per poterci nascondere.
Domanda 4): Il 10 luglio del 1943 ci fu lo sbarco americano in Sicilia che fece precipitare ancor di più la crisi del regime fascista. Il popolo veneziano come veniva informato sugli sviluppi della guerra?
Risposta: Di notte ci riunivamo per ascoltare i Partigiani che erano quasi sempre aggiornati sui probabili bombardamenti nella nostra zona e per questo non dormivano né di notte né di giorno per la paura.
Domanda 5): Il 5 dicembre del 1943 e il 17 agosto del 1944, i nazisti deportarono dal Ghetto ebraico di Venezia oltre 200 persone. La sua famiglia come reagì a questo avvenimento? I tedeschi hanno mai invaso la vostra proprietà alla ricerca di ebrei?
Risposta: Dentro casa nostra non sono mai entrati ma venivano da noi per avere informazioni e chiederci di fare delle fotografie con loro ma noi non volevamo. I tedeschi attaccarono Villa Fridenberg dove vivevano persone ebree, deportandole e impadronendosi della Villa proprio vicino il bosco di casa mia.
Domanda 6): Il 21 marzo 1945, nota anche come Operazione Bowler, significò per Venezia un attacco aereo degli Alleati contro il porto e le sue infrastrutture che i Tedeschi utilizzavano per il trasporto dei rifornimenti per poi diramarli verso la Pianura Padana. Cosa ricorda di quel giorno?
Risposta: Il 21 marzo mi trovavo a Chirignago per commissioni e dovetti tornare di corsa a casa perché ricordo quel giorno con tanta paura, aerei che volavano nei cieli lasciando cadere le bombe su tutta venezia. Era ora di pranzo e dovemmo lasciare i fuochi accessi per scappare via al riparo lontano dalla ferrovia poco distate da casa mia.
Domanda 7): Il 25 aprile del 1945 ci fu la fine della guerra e la liberazione dell’Italia. Come accolse la notizia della liberazione? Per quanto tempo durò ancora la paura nel suo paese e nella sua famiglia?
Risposta: La paura rimane sempre, anche ora che ho 93 anni mi sogno la notte il suono delle sirene e penso a nuovi attacchi. Non avevamo la luce elettrica e il mio papà la sera andava in stalla con la lampada ad olio avvolta da un panno per nascondere la luce. Di notte avevamo paura di farci vedere perché potevamo essere avvistati da il “Pippo” (un aereo da caccia notturna non grande come un bombardiere che compiva solitarie incursioni nel nord Italia sganciando bombe o mitragliando nel buio della notte volando radente da evitare la contraerea nemica). Mio padre vide le foglie muoversi e trovò mio fratello Sergio nascosto tra gli alberi. Chiamò subito mio fratello dicendogli di tornare in casa perché era pericoloso restare lì. Avrebbero potuto ucciderlo.
Domanda 8): Ad oggi, qual è il suo pensiero nei confronti di Mussolini e la sua alleanza con i nazisti?
Risposta: Tutta la mia famiglia, come la maggior parte dei veneziani, è sempre stata contraria alla guerra iniziata senza un motivo ben preciso.
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